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La mistificazione escatologica profetizzata

Prospettiva generale

Questa conferenza è una testimonianza per la verità e la giustizia di Dio. Essa presenta un giudizio profetico degli avvenimenti mondiali attuali.

Gli avvenimenti internazionali che sconvolgono e rendono inquieta l’umanità contemporanea hanno un fondo spirituale: si tratta dell’ultimo combattimento fra il Bene e il Male sulla terra. Questi avvenimenti furono predetti dalle profezie divine per metterci in guardia; queste ci raccomandano la prudenza e la vigilanza per discernere la giustizia dall’iniquità e la verità dalla menzogna travestita da verità e giustizia. Esporrò queste profezie come sono riportate dalla Bibbia e dal profeta Maometto.

Il mondo intero ha espresso la sua opinione a proposito di ciò che si svolge oggi. Nazioni e individui hanno manifestato il loro giudizio, soprattutto riguardo al problema internazionale maggiore: la Palestina e Israele. Dei militanti sono stati qualificati dagli Israeliani come «terroristi», mentre altri hanno accusato gli stessi israeliani di terrorismo. In questo caos, Dio ci dice la sua per orientare coloro che cercano la verità. Questa Parola è stata proclamata secoli fa, ma l’uomo l’ha dimenticata. È ora di ricordarsi queste parole ispirate dal Creatore ai suoi profeti per non deviare dalla retta via.

L’oggetto del nostro studio è lo stato di Israele come segno della fine dei tempi, cioè dal punto di vista profetico e morale: l’atteggiamento verso lo stato ebraico viene considerato come criterio di giudizio, gli uomini sono giudicati a seconda che siano pro o contro Israele. Ciò che è decisivo in questa faccenda è il giudizio di Dio: egli è favorevole ad uno Stato ebraico oppure lo disapprova? Perché, come vedremo più avanti, Dio, nella Bibbia, si è pronunciato contro la creazione di un’entità politica ebraica.

Ora i sionisti pretendono che Dio, nella Bibbia, abbia destinato loro la Palestina per fondare uno stato ebraico. Io affermo il contrario, dimostrando che Dio non ha mai voluto la fondazione di uno stato politico per gli Ebrei. Sosterrò le mie convinzioni tramite i libri biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento dimostrando la concordanza totale fra tutte queste profezie nel condannare i tentativi di stabilire un’entità politica ebraica. Il fatto che Dio invitò Abramo e la sua discendenza a stabilirsi in Canaan non significa che gli Ebrei potevano permettersi di erigervi un proprio stato, ma che il Patriarca e i suoi discendenti potevano viverci come una comunità religiosa senza però soccombere alla tentazione di politicizzare la loro fede. Infatti, il giudaismo è una fede monoteista che ha lo scopo di elevare spiritualmente tutti gli uomini e non riguarda i soli Ebrei.

L’evoluzione del monoteismo non è politica come i sionisti spingono certi uomini a credere.

Il rifiuto divino di uno Stato ebraico significa la condanna di ogni nazionalismo religioso che sia ebreo, cristiano o musulmano.

Dal momento che si tratta di parlare di Israele, parlerò senz’altro degli Ebrei della nostra epoca. Devo precisare che le mie posizioni non sono suggerite da sentimenti superficiali e condannabili come l’antisemitismo, ma si basano su solidi fondamenti biblici; tanto più che io stesso sono semita e testimonio in favore di un autentico semita: Gesù il Cristo.

Il mio impegno per Gesù è una denuncia del razzismo sionista ed è una testimonianza per l’universalità della fede giudaica totalmente opposta al falso giudaismo degli Ebrei di oggi. Non bisogna essere «antisemiti» per scoprire la menzogna israeliana; ci basta capire il vero messaggio del giudaismo come è stato ben spiegato da Gesù.

Io accuso Israele come fanno molti Ebrei in Israele, come il movimento dei «Naturei Karta», questi Ebrei non sionisti che rifiutano di riconoscere Israele al punto di venir loro rilasciati passaporti particolari. Io accuso Israele come stato politico contrario alla volontà divina, che ha deviato dall’essenza spirituale e universale del vero giudaismo. Io accuso Israele di aver macchiato la fede giudaica e di impedire a molti uomini di vedere lo splendore del messaggio divino a causa del suo razzismo e del suo materialismo opaco. Io accuso Israele senza temere di essere calunniato come antisemita da parte degli sciovinisti sionisti e dei loro alleati pro-sionisti.

Il titolo della mia conferenza è: «Israele: la mistificazione escatologica profetizzata». Per essere meglio compreso, definirò i termini di questo titolo.

Il dizionario Garzanti definisce così la parola «mistificazione»: «Atto, effetto del mistificare; imbroglio». Il verbo mistificare è così definito: «Ingannare qualcuno approfittando della sua credulità o buona fede». Definita in questo modo, la mistificazione ci pone nel cuore stesso della menzogna poiché si tratta di travestire il Male in Bene, di dare una falsa immagine della verità. Ed è proprio ciò che fa Israele pretendendo di essere un prodotto divino. La verità è totalmente differente.

La verità è che lo stato sionista mistifica il Regno di Dio presentandosi come l’opera di Dio sulla terra. Molti sono stati sedotti da questo inganno israeliano, particolarmente fra i Cristiani, forse dei ferventi credenti…, ma ingenui e «creduloni».

Israele è un prodotto di falsari che non sfugge all’occhio attento, esattamente come la falsa moneta è riconoscibile agli esperti.

Questo stato attira solo i deboli e convince solo coloro che hanno una coscienza confusa, ma non fa alcuna presa sugli uomini integri. Sul piano mistico, Israele incarna la menzogna, la seduzione tramite il potere temporale e ha potuto fare suoi alleati gli arrivisti e gli opportunisti in tutto il mondo della politica.

La denuncia di uno stato ebraico non è un fatto nuovo, ma un autentico atteggiamento biblico. Difatti, nel passato, i profeti della Bibbia hanno sempre condannato l’istituzione di uno stato politico ebraico, di un regno ebraico terrestre avendo come monarca un uomo ebreo. Un tale regno è una mistificazione, perché il vero Regno spirituale è quello in cui Dio è l’unico Re delle creature. Per questo motivo i profeti hanno denunciato questo regno israeliano come contrario alla volontà divina. Nonostante ciò, come vedremo più avanti, gli Ebrei insistettero per avere un Ebreo come re. Malgrado la condanna esplicita nella Bibbia di uno stato ebraico, gli Israeliani di oggi continuano a presentare il loro stato come il compimento della volontà divina. Qui sta la mistificazione.

Quanto al termine «escatologica», si riferisce alla fine dei tempi e viene dalla parola greca «escatos» che significa «la fine». Israele è un fenomeno escatologico, perché fu annunciato dalle profezie come uno dei principali segni della fine dei tempi e del ritorno di Gesù come Giudice supremo di tutti gli uomini. È proprio perché lo stato di Israele fu profetizzato per la fine dei tempi che ho scelto come titolo di questa conferenza «Israele: la mistificazione escatologica profetizzata».

Per escatologico che sia lo stato ebraico del ventesimo secolo, esisteva già nel passato, nell’XI secolo a.C., sotto forma di regno. Questo regno, stabilito dagli Ebrei a dispetto del rifiuto divino con Saul come primo re, si è diviso in due solo un centinaio di anni dopo la sua fondazione. Vi erano allora due re ebrei, uno per il Regno del Nord chiamato Israele, e l’altro per il Sud chiamato Giuda. Il primo non tardò a scomparire: un centinaio di anni dopo la sua creazione fu distrutto dagli Assiri nell’anno 721 a.C. Il secondo subì la stessa sorte un secolo e mezzo più tardi, nel 586 a.C. saccheggiato dall’armata del re babilonese Nabucodonosor. Il Tempio di Gerusalemme fu allora distrutto, lasciando gli Ebrei sionisti con la sete secolare, diventata tradizionale, di ristabilire il regno di Israele… e tutto ciò non tenendo conto del rifiuto divino tante volte ripetuto.

Dopo quasi cinque secoli, e precisamente nel secondo secolo a.C., un nuovo regno ebraico apparve sotto la dominazione dell’impero Romano con Erode il Grande come primo re. Questo regno, stabilito dai Romani, fu distrutto da loro stessi un centinaio di anni più tardi sotto l’imperatore Vespasiano, quando suo figlio Tito invase Gerusalemme e distrusse il suo tempio nell’anno 70 della nostra era. Gli Ebrei, come sappiamo, si dispersero allora ai quattro punti del globo terrestre. Essi non cessarono quindi di sognare un ritorno in Palestina per stabilirvi un regno ebraico che credono messianico e a beneficio dei soli Ebrei. Non cessavano di ripetere fra di loro: «Ha shana ha vaa bi Yerushalaim», che significa: «L’anno prossimo a Gerusalemme» (Oggi, invece, gli Ebrei che vivono in Israele delusi da questo Stato, che essi hanno creato, si ripetono: «L’anno prossimo a Parigi, a Roma, a New York o in Russia…»).

Dopo 2000 anni di assenza, uno stato israeliano riappare in Palestina. La maggioranza degli Ebrei e dei Cristiani, ingannati dalla propaganda sionista, ha visto in questo un miracolo divino. Altri, al contrario, sono riusciti a rimanere lucidi e hanno capito che con la riapparizione di Israele si compiono le profezie evangeliche sull’Anticristo.

Riapparendo, questo stato Anticristo ha spiegato non solo le profezie evangeliche a suo proposito, ma ha anche chiarito pienamente le profezie enigmatiche dell’Apocalisse di San Giovanni. Questo libro, ispirato e profetico per eccellenza, mette in guardia contro la potenza malefica e seduttrice che deve manifestarsi con forza in Palestina alla fine dei tempi, per mettere alla prova gli uomini del mondo intero.

L’Anticristo fu annunciato da S. Giovanni nella sua prima lettera. L’apostolo ci dice che costui si presenterà alla fine dei tempi e che avrà come carattere distintivo quello di negare che Gesù sia il Cristo. È il caso di Israele che, non soltanto nega il messianismo di Gesù, ma si presenta anche, agli Ebrei e davanti al mondo, come uno Stato-Messia, il salvatore degli Ebrei del mondo intero. Questo messianismo di stato è sciovinistico perché, essendo politico, è ristretto e riservato a una sola categoria di uomini, gli Ebrei; è l’antitesi del messianismo spirituale e universale di Gesù, aperto a tutti gli uomini di buona volontà, senza alcuna distinzione religiosa o razziale.

D’altra parte, il libro dell’Apocalisse di San Giovanni mette tutti gli uomini in guardia contro una potenza ingannatrice, vista dallo stesso San Giovanni come una «Bestia», che apparirà in Palestina poco prima del ritorno del Cristo per il giudizio finale. Giovanni spiega che «questa Bestia esisteva nel passato, ma non era più (nell’anno 95 d.C., quando egli ebbe le sue visioni apocalittiche) e che ritornerà nel mondo momentaneamente, ma per andare definitivamente in perdizione.» (Apocalisse 17,8).

Israele, ritornando nel mondo nel 1948 dopo la sua sparizione, ci ha spiegato questa profezia biblica rimasta oscura per 2000 anni. Difatti, solo questo stato esisteva nel passato, essendo stato distrutto da Tito nel 70 d.C. e dunque non era più nell’anno 95 d.C., durante le visioni apocalittiche di Giovanni, ed eccolo riapparso «dall’Abisso» per manifestarsi nel mondo dal 1948.

Tutte le profezie divine predicono la buona novella della caduta di questa «Bestia», l’Anticristo, affinché sia glorificato sulla terra, Gesù di Nazareth, l’unico vero Cristo (Apocalisse 14,6-13).

Israele è qualificato «Bestia» a causa del suo carattere bellicoso e bestiale, sia nel passato, sia nei nostri giorni. Questo stato è dedito all’ingiustizia e alla violenza perché esso non può essere eretto che a detrimento dei diritti dell’uomo, particolarmente dei Palestinesi, i proprietari legittimi e secolari della Palestina. È una delle ragioni per le quali uno stato ebraico fu sempre condannato da Dio e dai profeti come dimostrerò nella prima parte di questa conferenza.

La Bibbia condanna la Nazionalizzazione del giudaismo

Il primo tentativo di nazionalizzazione del giudaismo è menzionato dalla Bibbia al capitolo 8 del libro dei Giudici. Ciò accadde nel XI secolo a.C. Gedeone, uno dei Giudici, conduceva allora trionfalmente guerre in Palestina per insediarvi gli Ebrei. Ottenne così la fiducia della comunità che gli mandò dunque dei rappresentanti per sollecitarlo a stabilire un regno ebraico. Egli stesso avrebbe dovuto inaugurare una dinastia regale diventando il primo re e suo figlio gli sarebbe succeduto, poi il figlio del figlio (Giudici 8,22).

Gedeone, però, avendo colto l’essenza spirituale e non politica del giudaismo, rispose al comitato: «Non regnerò su di voi, nemmeno mio figlio, perché Dio è il vostro Re» (Giudici 8,23). Il rifiuto di Gedeone fece abortire questo primo tentativo, ma il germe della politicizzazione continuò a rodere il cuore degli iIsraeliti, rendendoli più aggressivi verso i vicini e più determinati a scegliersi un re ebreo.

Il secondo tentativo di statizzazione avvenne un secolo dopo il primo, al tempo del profeta Samuele. Il capitolo 8 del primo libro di Samuele ci informa che «si radunarono tutti gli anziani di Israele e andarono da Samuele a Rama. Gli dissero…: «Stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli». Agli occhi di Samuele era una proposta cattiva perché avevano detto: «Dacci un re che ci governi.» (1 Samuele 8,4-6).

Ciò dimostra che la situazione sociale della comunità ebraica, fin dal principio, era spirituale e non nazionalista, ed era diversa da quella delle altre nazioni. Gli Ebrei, però, e particolarmente quelli di oggi, hanno ridotto il giudaismo ad un nazionalismo israeliano, trasformandosi da Israeliti in Israeliani. Il termine «israelita» è in rapporto agli Ebrei come comunità religiosa; «israeliano», invece, è in rapporto alla nazione israeliana, al cittadino dell’attuale stato di Israele.

Un tratto distintivo di questo secondo tentativo è che la Bibbia, questa volta cogliendo l’occasione, rivela ciò che non era stato chiarito nel primo tentativo, cioè che la nazionalizzazione del giudaismo dispiaceva non soltanto a Samuele, come a Gedeone prima di lui, ma anzitutto a Dio.

Difatti, la Bibbia ci dice che, non contento degli Ebrei venuti a chiedergli un re, «Samuele pregò il Signore, e il signore rispose a Samuele: ‘..costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi…’.» (Samuele 8,7-9).

Davanti a questa sentenza divina che consolidava la sua convinzione, Samuele si sforzò di convincere gli Israeliti a rinunciare al loro nazionalismo, ma essi si intestardirono ed esigettero un re, sordi alla direttiva divina e detronizzando Dio stesso (Commenti della radio israeliana nel 1986 a proposito della Rivoluzione Francese: «I Francesi non sono stati i primi a detronizzare un re (Luigi XVI), ma noi (gli Ebrei) siamo stati i primi detronizzando Dio.») per soddisfare i loro desideri.
Essi risposero dunque a Samuele: «No, ci sia un re su di noi, saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie» (1 Samuele 8,19-20).

Analizzando questi propositi, constatiamo che lo scopo supremo della scelta di un re ebreo è la guerra fin dall’inizio, poiché consiste nel portare gli Israeliti invasori in guerra contro gli abitanti indigeni, i proprietari legittimi del territorio cananeo bramato dagli Israeliti. Così dunque, ieri come oggi, Israele è caratterizzato dalla guerra irrimediabilmente votato alla pratica della violenza armata per usurpare il territorio altrui.

La ragione del carattere bellicoso di Israele è la necessità, di questo stato anormale, di ricorrere all’ingiustizia e alla violenza armata per soddisfare la sua cupidigia. Sono ben fondate le ragioni per le quali Dio e i suoi profeti si sono opposti alla sua istituzione. Il profeta Michea ha denunciato con forza rara i crimini d’Israele e dinanzi al silenzio timoroso di tutti, questo nobile profeta osò coraggiosamente proclamare ad alta voce: «Io, al contrario, sono pieno di forza e del soffio di Dio, di giustizia e di coraggio per proclamare a Giacobbe le sue colpe, e Israele il suo peccato. Udite questo, dunque, capi della Casa di Giacobbe, governanti della casa d’Israele, voi che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto, che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme col sopruso…» (Michea 3,9-10). Dio stesso gridò la sua ira dalla bocca del profeta Osea: «Hanno creato dei re che io non ho designato, hanno scelto capi a mia insaputa» (Osea 8,4).

Tale è il linguaggio da tenere verso gli Israeliani di oggi. Bisognerebbe però avere il coraggio dei profeti per parlare come loro. È veramente strano che dei Cristiani, come pure i loro capi, temano di seguire i passi dei profeti e, invece di rispettare la testimonianza che devono a Gesù, se ne vanno a incensare gli Israeliani che Lo rinnegano.

I Cristiani non devono dimenticare che il loro Maestro rifiutò di approvare uno stato israeliano e, come Gedeone fece prima di Lui, Egli sfuggì ai Giudei che venivano per farlo re sionista, come ci informa il capitolo 6,15 del Vangelo di Giovanni. È ancora l’impero sionista politico che il diavolo offrì a Gesù e che Egli rigettò con disprezzo (Matteo 4,8-10). Si cessa di essere discepoli del Cristo dal momento in cui si accetta lo stato dell’Anticristo, Israele. Molti hanno perso la propria anima seguendo il sionismo. Al contrario, ogni uomo che resiste alla menzogna israeliana e la combatte è un testimone di Dio, anche se fosse ateo in apparenza.

I profeti annunciano la riapparizione di Israele

Le profezie parlano della rinascita di Israele come potenza del Male e segno della fine dei tempi. Ora, lo stato ebraico si presenta come il compimento di profezie divine e il simbolo del Bene. La maggioranza dei Cristiani, ingannati da questo simulacro israeliano, sostiene lo stato di Israele.

Tuttavia, non è falso credere che la Bibbia abbia annunciato Israele. Ciò che è falso è credere che questo stato sia un potere benefico che risulti dalla volontà di Dio. Perché è vero che la Bibbia abbia parlato del ritorno di Israele, ma come forza malefica e opera diabolica. Dio permette questa manifestazione per sondare il cuore e la coscienze degli uomini prima del ritorno di Gesù. Perciò la Bibbia ha avvertito gli uomini, ma questa messa in guardia è stata vana per molti.

L’Apocalisse ci raccomanda di avere sapienza e intelligenza (Apocalisse 13,18 e 17,9). È ora di acquistare queste armi spirituali per discernere lo spirito che agisce tramite lo Stato Ebreo: è il buono Spirito del Creatore oppure quello del demonio ingannatore?

Il simulacro Israeliano è stato ben concepito, ma l’intelligenza umana chiarita è in grado di scoprirlo. Le profezie divine ci furono date appunto per aiutarci a capire senza confusione il significato degli avvenimenti che si svolgono sotto i nostri occhi in Medio Oriente. Coloro che vogliono essere ciechi non vedranno.

Gli Ebrei contemporanei si appoggiano su profezie scadute dell’Antico Testamento per convincere i Cristiani e allearli ad Israele. I Cristiani, in massa, hanno risposto all’appello israeliano; popoli e individui sono stati ingannati dai ragionamenti sionisti. Eppure questi ragionamenti sono basati su false interpretazioni delle profezie bibliche per giustificare l’esistenza politica di Israele. Ciò che ci lascia stupefatti non è l’astuzia sionista, ma l’ignoranza biblica dei Cristiani e la loro credulità; hanno bevuto tutte le menzogne israeliane travestite da profezie bibliche per timore di essere accusati di antisemitismo.

Bisogna denunciare l’interpretazione sionista della Bibbia e la «sionizzazione» dei testi biblici. Poiché le profezie alle quali si riferiscono i sionisti per giustificarsi non si adattano a uno stato israeliano contemporaneo. Gli Ebrei e i Cristiani sanno bene che queste profezie si riferiscono al ritorno in Palestina dall’esilio assiro-babilonese degli Ebrei, che ritornarono, però, come comunità religiosa, senza scopo politico o nazionalista. Essendosi compiuto questo ritorno nel VI secolo a.C. è chiaro che queste profezie non abbiano alcun rapporto con lo Stato israeliano del XX secolo.

Il Cristo ci aveva messo in guardia contro le sottigliezze ebraiche e ci aveva ancora raccomandato la vigilanza per mantenere la nostra intelligenza viva e avere «la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere» (Luca 21,36). Siamo dunque stati avvertiti contro Israele. Nonostante ciò, pochi hanno avuto «la forza» di resistere alla corrente sionista che ha trascinato i deboli. Gesù ci aveva ancora detto: «Guardate che nessuno vi inganni poiché molti verranno nel mio nome dicendo: ‘Io sono il Cristo’ e trarranno molti in inganno… Allora se qualcuno vi dirà: ‘Ecco, il Cristo è qui o è là’, non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l’ho predetto» (Matteo 24,4-25).

Difatti, Israele è un prodigio considerevole che ha ingannato masse umane che erano state avvertite del pericolo. Pochi Cristiani, soprattutto fra i capi, hanno avuto la forza di mantenere l’integrità del loro discernimento e della testimonianza che devono a Gesù davanti agli Israeliani che Lo negano. Questi ultimi sono i falsi profeti annunciati da Gesù.

Gli Israeliani sono, in effetti, falsi profeti perché rifiutano Gesù e parlano del cristo sionista. Hanno creduto di trovarlo nella persona di Menahem Begin, ex Primo Ministro dimessosi nel 1983, poi in Ariel Sharon, ex capo dell’esercito, decaduto a causa dei suoi crimini a Sabra e Shatila in Libano nel 1983, o ancora nella persona del rabbino deputato integralista Meir Kahana. Tutti questi, però, hanno deluso le aspirazioni sioniste. Nonostante ciò, gli Israeliani proseguono la loro ricerca del Messia…

Così dunque, come si può constatare, molti Cristiani solidarizzano con i falsi profeti israeliani che pretendono ancora che il Cristo sia talvolta qui, talvolta là, come aveva predetto Gesù. Perciò, noi testimoniamo che Gesù è il vero Cristo e che Israele è l’Anticristo che cerca di sostituirsi al Cristo. C’è forse ancora tempo per i Cristiani sedotti per svegliarsi.

Il Vangelo ha predetto l’attuale e dura prova sionista come azione mistificatrice che è apparsa improvvisamente alla fine dei tempi per sondare i cuori di tutti gli uomini. Presenterò dunque le profezie che ne parlano, sottolineando questi tre aspetti:

  1. La mistificazione
  2. L’effetto sorpresa perché inaspettato
  3. La sua universalità

Questi tre aspetti si adattano perfettamente e solamente allo Stato di Israele.

La mistificazione

Israele fu annunciato come una mistificazione. Abbiamo visto che mistificare è sinonimo di ingannare, abbindolare, imbrogliare o di abusare della buona fede di qualcuno.
Abbiamo anche visto che il Cristo aveva messo in guardia contro i falsi profeti della fine dei tempi: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete» (Matteo 7,15-16).

Gli Israeliani si presentano come pecore sgozzate da Hitler. Tramite questo ricatto affettivo hanno guadagnato la simpatia e il sostegno degli occidentali. Poiché, paradossalmente, per esistere, l’Anticristo ha bisogno dell’appoggio materiale e morale dei discepoli europei e nord-americani dello stesso Cristo che lui rifiuta; egli non osa dunque attaccare direttamente Gesù, negando che sia il Cristo, né esprimere manifestamente la sua opposizione al cristianesimo, perché non gli converrebbe. Israele ricorre dunque a sotterfugi per ottenere il consenso dell’opinione pubblica americano-europea, evitando di parlare di religione e mostrandosi rispettoso della persona di Gesù presentandoLo come un «ebreo come loro», e uno di loro, ma evitando di rivelare che non credono che Egli sia il Messia atteso.

Insistono però su dei punti ai quali gli occidentali sono stati resi sensibili: aiutare le vittime ebree del nazismo e il popolo della Bibbia a ritornare alla terra promessa. È attraverso tali slogan che la maggioranza degli occidentali si è lasciata abusare.

Gli Europei furono incolpati dall’esagerazione e dalla messa in evidenza del fenomeno dell’olocausto. Le innumerevoli organizzazioni e ramificazioni del giudaismo internazionale, come il Congresso ebraico mondiale, hanno obbligato l’Europa occidentale, e particolarmente la Germania, a risarcire gli Ebrei aiutando lo stato di Israele finanziariamente, politicamente e militarmente contro gli Arabi. Gli Israeliani hanno ottenuto questi aiuti.

Con le armi ricevute, Israele ha commesso i suoi innumerevoli crimini contro i popoli Palestinesi e Libanesi in particolare e gli Arabi in generale. Nonostante ciò, i Cristiani occidentali continuano a sostenere il nemico del Cristo, rendendosi complici dei suoi crimini.

Tramite le potenti lobby internazionali al suo servizio, lo Stato ebraico si è garantito la solidarietà dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti d’America. Inoltre, tramite il controllo quasi totale dei mezzi di informazione (stampa, radio e televisione) i sionisti vegliano per mantenere i loro alleati nell’ignoranza di ciò che si svolge in Medio Oriente. Non rivelano, per quanto dipenda da loro, altro che ciò che aduli Israele e che dia di questo stato, pertanto decaduto, un’immagine di marca, presentandolo come il simbolo di distinzione e di alta civilizzazione.

Sul piano sociale, dunque, gli Ebrei moderni appaiono come vittime e sul piano biblico come il popolo eletto di ritorno alla loro cosiddetta terra promessa, la Palestina.

Questa doppia mistificazione ha sedotto la quasi totalità delle chiese cristiane. Il potente sonnifero sionista ha addormentato queste «spose» di Gesù Cristo che, col tempo, hanno dimenticato di vegliare come aveva chiesto il loro Sposo. È vero che il Vaticano non ha riconosciuto ufficialmente lo stato di Israele, ma i capi israeliani vi sono stati ricevuti ufficialmente e sontuosamente come capi di stato. Golda Meier, la defunta ex primo ministro d’Israele, ricevuta in udienza dal defunto Papa Paolo VI, ha espresso davanti al Pontefice che la riceveva la sua indignazione per il fatto che gli Ebrei avessero sofferto a causa del crocefisso che pendeva sul muro dietro di lui. Questo capo cristiano, però, come anche i suoi successori, non ha mai osato chiedere alle personalità israeliane che lo hanno visitato ciò che pensavano di Gesù e della sua crocefissione. D’altra parte, Israele ha i suoi rappresentanti «ufficiosi» in Vaticano nonostante l’assenza di relazioni diplomatiche fra i due «Stati». Metto la parola «Stati» fra virgolette perché tutti e due non hanno un’esistenza politica giustificabile. Difatti lo «Stato» del Vaticano, come entità politica, é un nazionalismo condannato da Gesù come fu per lo Stato di Israele.

Le relazioni sornione e ipocrite fra Israele e il Vaticano sottolineano la gravità dell’abdicazione dei Cristiani in favore dell’Anticristo israeliano.

Però è proprio contro l’inganno israeliano che il Vangelo ci aveva prevenuto. Coloro che si presentano a noi oggi sotto la maschera del giudaismo sono smascherati dall’Apocalisse di Giovanni che li rivela come ciarlatani e «usurpatori del titolo di Giudei». A due riprese l’Apocalisse li denuncia come falsi Giudei dicendo: «Si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di Satana» (Apocalisse 2,9). Poi Gesù dice ancora al suo popolo nell’Apocalisse: «Io obbligherò quelli della sinagoga di Satana, quelli che si dicono giudei ma mentono perché non lo sono, li farò venire perchè si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che ti ho amato» (Apocalisse 3,9).

Questi bugiardi non sono altri che l’Anticristo descritto da San Giovanni nella sua prima lettera: «Chi è il menzoniero se non colui che nega che Gesù è il Cristo! Eccolo l’Anticristo!» (1 Giovanni 2,22).

Nella sua seconda lettera, San Giovanni ci parla ancora di questo astuto nemico del Cristo e ci rivela che egli è costituito da un gruppo di seduttori, dicendo: «Molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco, il Seduttore, l’Anticristo» (2 Giovanni 1,7).

Notate bene che «molti seduttori», al plurale, formano insieme «il Seduttore» per eccellenza, l’Anticristo, al singolare. Questo gruppo omogeneo di persone che insieme rifiutano il Cristo Gesù, forma una «persona morale»: l’Anticristo. Allo stesso modo, durante le guerre, si dice il «nemico» (al singolare) per designare le truppe nemiche (al plurale).

Nel nostro caso, il «nemico» da combattere sono gli Israeliani che negano che Gesù sia il Cristo. Il loro simbolo è lo Stato di Israele perché è là che sono radunati, aspettando con ansia il loro «Messia». Lo hanno confuso talvolta con lo Stato ebraico, tal’altra con il popolo israeliano o l’insieme degli Ebrei del mondo o ancora con qualche Capo uscito dalle loro fila.

Questa ricerca disordinata e vana di un Messia sionista mette in evidenza la mistificazione predetta da Gesù che aveva detto a questo proposito: «Molti verranno nel mio nome, dicendo: io sono il Cristo e trarranno molti in inganno» (Matteo 24,5). Questi mistificatori sono apparsi e pretendono ogni giorno che, con la riapparizione di Israele, il mondo sia ormai entrato nell’era messianica, quella del messia sionista e israeliano. Invece, noi ricordiamo agli uomini che l’era del vero Messianismo è cominciata 2000 anni fa con Gesù di Nazareth, e noi riconosciamo nell’epoca israeliana attuale quella del l’Anticristo, annunziato dal Cristo e dai suoi Apostoli.

La grande missione dell’Anticristo è radunare gli Ebrei dai quattro punti della terra in Palestina. Questo raduno è la spina dorsale della mistificazione sionista. Per compierla, bisogna che gli Ebrei moderni siano essi stessi sedotti dall’idea di essere il popolo eletto che riguadagna la sua terra promessa. Questa seduzione è riuscita perché la quasi totalità degli Ebrei del mondo l’ha creduta e appoggiata, volente o nolente sotto la pressione del sionismo mondiale.

Perciò l’Apocalisse aveva già predetto che sarebbe stato Satana e non Dio che, alla fine dei tempi, avrebbe ispirato questo raduno degli Ebrei in Palestina: «Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra (cioè gli Ebrei del mondo intero), Gog e Magog, per radunarli per la guerra … Marciarono per tutta la superficie della terra (la Palestina) e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi, la Città diletta (Gerusalemme)» (Apocalisse 20, 7-9). La citazione di Gerusalemme («la Città diletta») indica che il centro degli avvenimenti apocalittici a partire dai quali l’Anticristo opera, è la Palestina e particolarmente Gerusalemme, voluta dagli Israeliani come capitale.

Così dunque, l’Apocalisse ci illumina rivelandoci che gli Israeliani sono condotti da Satana, il loro «seduttore». A loro volta essi sono diventati ingannatori e sono riusciti a sedurre gli alleati tramite un ragionamento menzognero.

Anche Paolo, nella seconda lettera ai Tessalonicesi, predice l’apparizione futura dell’Anticristo che egli chiama «l’Empio». Egli dice che questi riuscirà a fuorviare solo coloro che amano la menzogna e ci previene contro le sue opere mistificatrici, dicendo: «La venuta dell’Empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri e con ogni sorta di inganno per quelli che vanno verso la rovina, perché non hanno accolto l’amore della verità per avere la salvezza. Per questo Dio invia loro una potenza di inganno perché essi credano nella menzogna e siano cosi condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità» (2 Tessalonicesi 2,9-10).

La verità è che Israele é l’Anticristo. Molti Cristiani rifiutano questa verità e preferiscono seguire la menzogna israeliana. Coloro che solidarizzano con Israele diventano complici del male. Lo Stato sionista, con i suoi potenti mezzi di informazione e l’arte di travestirsi, non inganna altri che coloro che sono votati alla perdizione per non aver creduto a questa verità che proclamiamo: ISRAELE È L’ANTICRISTO.

Bisogna notare infine che Paolo, come Giovanni, attribuisce al diavolo, non a Dio, la potenza momentanea di Israele, dicendo che la venuta dell’Empio avverrà «nella potenza di Satana».

L’opera mistificatrice israeliana sarebbe riuscita perfettamente se le profezie divine non ci fossero state date per illuminarci in un mondo ottenebrato dalle menzogne sioniste.

Israele annunciato come prova inaspettata

La prova apocalittica fu profetizzata come fenomeno improvviso. È con l’apparizione inaspettata dell’Anticristo che Dio sonderà il cuore degli uomini alla fine del mondo, prima del ritorno del Cristo come giudice universale.
Gesù aveva detto a questo proposito: «Se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte verrebbe il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti perché nell’ora che non immaginate il figlio dell’uomo verrà (per sondare i cuori tramite l’Anticristo)» (Matteo 24, 43-44). Gesù dice ancora: «Se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in che ora io verrò da te» (Apocalisse 3, 3).

Paolo ricorda la messa in guardia di Gesù e chiede ai credenti di essere vigilanti per non lasciarsi sorprendere. Egli dice in effetti «Voi ben sapete che come un ladro di notte verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: Pace e sicurezza, allora d’improvviso li colpirà le rovina e nessuno si salverà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre cosi che quel giorno possa sorprendervi come un ladro.» (1 Tessalonicesi 5, 2-4).

Si capisce dalle profezie che la terribile prova apocalittica sorprenderà solo gli imprudenti che non hanno vigilato per salvaguardare l’integrità del loro discernimento. Questi sono rifiutati da Dio. Coloro, invece, che saranno trovati degni di essere avvertiti, lo saranno dal Cristo stesso che nell’Apocalisse dice a colui che vigila: «Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti pre¬serverò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero» (Apocalisse 3,10). Paolo conferma il fatto che il Cristo stesso interverrà per salvare coloro che saranno fedeli ai suoi precetti; egli dice in effetti: «Il Cristo…apparirà una seconda volta…a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.» (Ebrei 9,28).

La seconda apparizione del Cristo è discreta e non è fatta davanti a tutti, ma a coloro che vegliano con l’amore nel cuore per aspettare Gesù. Si svolge nel segreto, dentro l’anima beata scelta da Dio grazie alla sua fedeltà. Gli assetati di manifestazioni esteriori e i curiosi non vedranno nulla. Nel passato, Gesù prendeva spesso i suoi intimi in disparte per spiegare loro le parole che diceva e le profezie che Lo annunziavano. Dopo la Sua Resurrezione apparve soltanto ai Suoi intimi e «spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a Lui» (Luca 24,27). Allo stesso modo, oggi, in questi tempi apocalittici: il Cristo vivente spiegherà i misteri e le profezie escatologiche soltanto a coloro che Egli giudica sinceri e devoti.

L’improvvisa apparizione di Israele è stato un fatto inaspettato. Gli Israeliti stessi non osavano più crederci. Sorpresi ed esaltati, hanno gridato al miracolo. Hanno trascinato nel loro entusiasmo alleati cristiani sedotti ed incantati dalle meraviglie mentoniere del sionismo. Sorpresi dalla prova che li ha stregati, Israeliani e pro-israeliani addormentati sono stati presi nelle reti perverse dell’ingiustizia e della menzogna che hanno preferito alla verità.

Israele annunciato come prova universale

La prova della fine dei tempi è un esame di promozione alla Vita eterna. Tutti vi siamo sottoposti. Coscientemente o incoscientemente, collettivamente e individualmente, la coscienza di ognuno, senza alcuna eccezione, è scrutata meticolosamente, poiché l’influenza di Israele è internazionale. La sua presenza all’O.N.U. lo dimostra.

I pro-sionisti sono, in generale, delle persone attaccate a Israele per interessi materiali comuni. Non sono pronti al sacrificio per la giustizia e non vogliono dunque andare contro corrente a una situazione stabilita dalle grandi potenze. Egoisti, temono prima di tutto per il loro avvenire ed evitano, a ogni costo, i pericoli di un impegno anti-israeliano. È il caso di molti politici occidentali che, per guadagnare il sostegno degli Ebrei del proprio paese, hanno dovuto piegarsi alle esigenze del sionismo internazionale. Oltre a manifestazioni pubbliche pro-israeliane, hanno dovuto compiere con sottomissione il loro «pellegrinaggio» politico in Israele contro il loro volere…e spesso contro la loro coscienza, sapendo che questo è necessario per la loro posizione politica. Non si può progredire oggi nella vita politica senza l’obbligo di adulare Israele.

Ciononostante, alcuni sono ben coscienti del significato profondo degli avvenimenti che si svolgono attualmente nel mondo e particolarmente in Medio Oriente. Altri, invece, appaiono totalmente incoscienti delle gravi conseguenze delle loro prese di posizione, impegnandosi senza conoscenza e senza matura riflessione. Questo stato di ignoranza è voluto da un subconscio che si sente colpevole e che cerca di fuggire la conoscenza di una verità che lo condanna. Solo una coscienza perversa si impegna con Israele. Un cuore integro e vigilante non si lascia trascinare.

Per questo Gesù ci aveva detto: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazione, ubriachezza e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia della terra. Vegliate dunque e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere.» (Luca 21,34-36). Purtroppo, malgrado tanti avvertimenti, molti hanno perso la loro forza e si sono arresi al nemico sionista, presi dalle reti dell’Anticristo.

L’universalità della prova apocalittica è stata ben annunciata dal Vangelo e, infatti, gli avvenimenti apocalittici si svolgono in modo da obbligare ciascuno di noi a formulare un giudizio sui protagonisti. I mezzi di informazione hanno rivelato tutte le ingiustizie commesse e tutti i crimini sono stati esposti al mondo intero. La grande maggioranza in occidente giustifica l’Anticristo nonostante i suoi crimini, incriminando le vittime del sionismo. Il laccio israeliano si è abbattuto come era stato predetto da Gesù, «Improvvisamente su tutti gli abitanti della terra», ma ben poche persone hanno avuto la forza di scappare.

L’universalità della prova apocalittica è apparsa anche dall’ampiezza del malessere profetizzato: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle e sulla terra angoscia di popoli in ansia,…. Mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere nel mondo», ha detto Gesù nel Vangelo di Luca (21,25-26). Gesù prosegue questo stesso annuncio nell’Apocalisse dichiarando: «Tutte le Chiese (cioè tutti gli uomini) sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini» (Apocalisse 2,23). Ciò che spaventa il mondo di oggi è la guerra nucleare che i sionisti e i loro agenti segreti infiltrati ovunque sono capaci di far scoppiare.

Gesù ci dà un punto di riferimento concernente il momento della prova. Questo punto è anch’esso universale. Egli dice: «Questo Vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine!» (Matteo 24,14). Oggi il Vangelo è tradotto in tutte le lingue ed è diffuso in tutto il mondo. È dunque giunto il momento della prova universale che, come dice ancora Gesù nell’Apocalisse, «deve venire sul mondo intero per mettere alla prova gli abitanti della terra» (Apocalisse 3,10).

La prova sionista deve servire i disegni di Dio e glorificare Gesù. Tramite questa prova tutte le nazioni conosceranno che Gesù è il vero Cristo e il Giudice degli uomini, come Egli stesso dice: «Tutte le chiese sapranno che Io sono Colui che scruta gli effetti e i pensieri degli uomini» (Apocalisse 2,23).

Gesù dice ancora: «Subito dopo la tribolazione di quei giorni… comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’Uomo e allora si batteranno il petto tutte le razze della terra» (Matteo 24,29-30). L’Apocalisse aggiunge parlando di Gesù: «Ognuno lo vedrà, anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno il petto per Lui». (Apocalisse 1,7). Cosi dunque tutti gli uomini ammetteranno che Gesù è il Cristo di Dio, anche gli Ebrei responsabili della sua crocifissione.

Il sondaggio escatologico deve ancora radunare in una grande famiglia spirituale tutti i discepoli del Cristo sparsi nel mondo. A questo scopo Gesù manderà nuovi apostoli annunciati dal Vangelo che dice a questo proposito: «Il Figlio dell’uomo manderà suoi angeli (i suoi inviati) con una tromba dallo squillo potente per radunare tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli…», (Matteo 24,30-31).

Con l’apparizione dell’Anticristo, Gesù suscita una nuova generazione di apostoli, poiché, come Egli stesso aveva detto: «Il vino nuovo non si mette in vecchi otri» (Matteo 9,17), soprattutto visto che gli otri vecchi non sono stati fedeli nel testimoniare in favore di Gesù contro l’Anticristo.

La «tromba dallo squillo potente» che il Cristo consegna oggi ai suoi apostoli degli ultimi tempi per radunare i suoi eletti, è la rivelazione dell’identità dell’Anticristo. Questi apostoli sono già all’opera nel mondo.

I frutti della mistificazione sionista

Come profetizzato, la mietitura sionista è stata abbondante. Centinaia di milioni di anime sono cadute e cadono ancora nelle trappole sioniste. Uomini, e di qualità, hanno finito per cedere sotto il peso delle pressioni sioniste.

Difatti, il Concilio Vaticano II è arrivato fino a giustificare gli Ebrei di oggi, dimenticando il loro rifiuto di Gesù e i loro crimini contro i diritti dell’uomo in Medio Oriente. Questo Concilio ha invitato i cristiani a una collaborazione stretta con gli Ebrei. Alcuni vescovi hanno poi pubblicato dichiarazioni di solidarietà non solo con gli Ebrei, ma anche con gli Israeliani, sotto il pretesto che il giudaismo sia l’antenato del cristianesimo. Qui appare la totale riuscita del piano sionista che mira a condurre i Cristiani a riconoscere Israele tramite il giudaismo. È stata così operata la confusione tra il giudaismo come religione e Israele come stato. I Cristiani non discernono più l’uno dall’altro.

Alti responsabili del clero cristiano, particolarmente Cattolici e Protestanti, in Francia e negli Stati Uniti d’America, hanno emesso dichiarazioni pro-ebree che portano a un sostegno indefettibile allo stato d’Israele. La solidarietà con questo stato è stata spesso presentata come un obbligo morale e una fedeltà al cristianesimo. In molte parrocchie è stata imposta una collaborazione stretta non solo con gli Ebrei, ma anche con Israele.

L’argomento intentato dal Concilio Vaticano fu il seguente: ciò che è stato commesso durante la passione del Cristo non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei di quell’epoca, né agli Ebrei del nostro tempo, concludendo che la Chiesa non può dimenticare il patrimonio spirituale che essa ha in comune con gli Ebrei.

La questione che si pone alla coscienza del Cristiano maturo è la seguente: «Che patrimonio spirituale comune può esistere tra colui che crede nel messianismo di Gesù e colui che lo nega?». Gesù non aveva forse detto agli Ebrei che Lo rifiutavano: «Se voi non credete che io sono (il Messia) voi morirete nei vostri peccati» (Giovanni 8,24). Perciò, noi affermiamo che nella misura in cui si rinnega Gesù come Cristo si diventa complici dei Suoi carnefici e implicati nella Sua crocefissione. In effetti, Paolo considera che coloro che cadono nell’apostasia «crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia» (Ebrei 6,6).

Come dunque qualificare coloro che si intestardiscono a rinnegare Gesù come il Cristo? Il Vangelo risponde che «l’Anticristo è colui che nega che Gesù è il Cristo». Non dispiaccia dunque alla gente del Vaticano, noi preferiamo tenerci all’avviso del Vangelo e denunciamo gli Israeliani come l’Anticristo. Abbiamo capito che lo Spirito del Cristo è antisionista.

Purtroppo, vi sono cardinali e altri capi protestanti che si permettono di giudicare il Vangelo troppo antisemita. A questo proposito, cito un testo riportato dalla stampa internazionale del 1985, che cita l’Agenzia France-Presse, che dichiara che «il cardinale Johannes Willebrands, responsabile del Vaticano delle relazioni ebree, ha ammesso a Oxford che molti passaggi del Nuovo Testamento erano serviti a giustificare l’antisemitismo. In occasione di un dibattito all’università di Oxford, il cardinale Willebrands ha citato parecchi versetti del Nuovo Testamento che, secondo lui, avevano avuto delle conseguenze antisemite, contribuendo particolarmente a creare una visione negativa degli Ebrei e del giudaismo. Il cardinale Willebrands ha citato particolarmente un versetto di San Matteo (Matteo 27,25: «Tutto il popolo rispose: il suo sangue ricada su di noi e su tutti i nostri figli») e molti versetti del Vangelo di Giovanni che presentano gli Ebrei, quasi senza eccezione, come «accecati dalla malvagità». L’articolo prosegue dicendo che «un alto personaggio della Chiesa Anglicana aveva dichiarato che la Chiesa doveva rinnegare certi tratti viziosi del Nuovo Testamento al fine di purificarli dall’antisemitismo» (vedere il giornale libanese di lingua francese «L’Orient-Le Jour» di venerdì 15 marzo 1985).

Così dunque, in questo XX secolo, uomini che si dicono discepoli di Gesù e del suo Vangelo attaccano il Vangelo. Nel loro desiderio di piacere agli Ebrei, annientano la loro personalità e perdono il discernimento al punto di diventare anti-Cristiani senza rendersene conto.

È stupefacente come nessuno in Vaticano, né nella Chiesa Anglicana, abbia preso la difesa del Vangelo. La ragione, come aveva già previsto Paolo 2000 anni fa, è che l’Anticristo perverrà «fino a sedere nel Tempio di Dio» (2 Tessalonicesi 2, 4).

Osservando la ripetizione dei tradimenti clericali in favore degli Ebrei, si conclude che l’Anticristo sia già confortevolmente seduto nel santuario di Dio, in Vaticano e altrove.

Ogni uomo intelligente che usi un minimo di riflessione si domanda perché capi religiosi, cosiddetti Cristiani, si entusiasmino per «purificare» il Vangelo da un così detto antisemitismo. Perchè non parlano degli attacchi dei profeti dell’Antico Testamento contro gli Ebrei? Questi attacchi sono ancora più virulenti, più diretti e più generali, essendo indirizzati all’insieme del popolo ebraico. Il versetto seguente, che il profeta Isaia indirizza al popolo ebraico, è una condanna collettiva: «Guai, gente peccatrice, popolo carico di iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti, dove colpirvi ancora … La testa è tutta malata, tutto il cuore langue. Dalla pianta dei piedi alla testa non c’è parte illesa…» (Isaia 1,4-6). Questo versetto è un esempio fra tanti altri nell’Antico Testamento. Il Vangelo non ha fatto altro che riportare l’atteggiamento della maggioranza degli Ebrei e le parole calunniose che essi hanno indirizzato a Gesù. Così facendo, il Vangelo è fedele alla verità, riportando la storia obiettivamente.

La mietitura sionista ha raggiunto tutti i livelli sociali: piccoli e grandi, ricchi e poveri, religiosi, politici e civili sono incappati nelle reti israeliane. Sono numerosi i paesi che hanno fraternizzato con Israele; i gruppi di fratellanza europeo-israeliani abbondano e sono molto attivi al servizio di Israele.

Ci sono anche «dei sionisti cristiani». Questo termine simbolizza il culmine dell’inganno perché i sionisti negano Gesù e i Cristiani Lo riconoscono. Questi sionisti travestiti da cristiani si sono radunati nell’agosto del 1985 per il loro primo congresso mondiale. Il giornale francese «Le Monde» di martedì 3 settembre 1985 riporta che questa gente si è radunata «nella stessa sala del Casinò di Basilea dove Theodore Herzl si era indirizzato nel 1897 al primo congresso sionista mondiale, per tenere il primo congresso sionista-cristiano. Alla fine del loro lavoro, i quasi 600 partecipanti venuti da 28 paesi hanno lanciato un appello ai Cristiani per sostenere Israele». È interessante sottolineare ancora il fatto che il giudaismo serva da trampolino di lancio per lo stato di Israele.
Questo fenomeno è corrente negli Stati Uniti d’America dove il vasto movimento dei «Cristiani Fondamentalisti» (The Christian Fundamentalists) porta un sostegno incondizionato a Israele. Questo movimento «evangelico» potentissimo ha un’influenza incontestabile sulla politica pro-israeliana degli U.S.A.
Cosi dunque, ovunque nel mondo occidentale, detto libero, o nelle nazioni influenzate da quest’ultimo, nessuno è libero di essere contro Israele senza il rischio della prigione. Constatiamo sempre che il dialogo cristiano-ebreo porta immancabilmente a una solidarietà indefettibile con lo stato ebreo.

Ho menzionato solo qualche esempio fra innumerevoli altri della riuscita della seduzione sionista nel mondo. Questo successo dimostra che Israele è proprio la potenza menzoniera profetizzata, capace di trascinare tanta gente .

Ed ora ecco le principali profezie che riguardano l’abbondanza della mietitura sionista: – «…e trarranno molti in inganno» (Matteo 24,5). – «Ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati, attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze…» (2 Pietro 2,1-2). Specificando che questi falsi dottori «RINNEGANO» il Signore, Pietro denuncia gli Ebrei che rinnegano Gesù. – «Allora la terra intera presa d’ammirazione andò dietro alla Bestia (Israele)… Le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo lingua e nazione. L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato (Gesù).» (Apocalisse. 13,3-8).

Per coloro che vigilano, queste profezie mirano, senza dubbio, alla universale mistificazione sionista.

Presso il mondo mussulmano, è tramite il Corano che i sionisti difendono la loro causa. Si riferiscono, per esempio, ai versetti 21 e 22 del capitolo 5 «La Tavola» del Corano (questa numerazione è secondo il Corano arabo, può differire di alcuni versetti nelle diverse traduzioni): «Mosé disse al suo popolo:…Oh! Mio popolo, entra nella terra santa che Dio ti ha destinato…». Molti Mussulmani si sono lasciati convincere del diritto legittimo degli Ebrei di oggi al possesso della Palestina, perché Dio l’avrebbe «destinata» a loro. Gli accordi di Camp David conclusi tra Egitto e Israele sono, almeno in gran parte, dovuti alla falsa interpretazione di tali versetti.

Non dobbiamo mai isolare un versetto biblico o coranico dal suo contesto, né lasciarci trascinare a interpretare i versetti secondo i capricci sionisti. Il versetto menzionato ci dice che Mosé aveva invitato gli Israeliti che fuggivano dall’Egitto a stabilirsi in Palestina entrando dal Sud del Paese. Questo stesso fatto si trova nella Bibbia nei capitoli 13 e 14 del libro dei Numeri. Il Corano lo presenta così:
«Mosé disse al suo popolo:…Oh! Mio popolo entra nella terra santa che Dio ti ha destinato. Non ritornate indietro (in Egitto) per non andare in perdizione. Risposero: Oh! Mosé, ci sono dei giganti potenti (in questo paese) e noi entreremo solo quando loro saranno usciti da questa terra».

Mosé aveva dunque invitato gli Israeliti a coabitare pacificamente con gli abitanti Palestinesi. Invece, fin dal principio, la maggioranza degli Ebrei aveva escluso ogni possibilità di coesistenza pacifica con i proprietari legittimi della terra di Canaan, esigendo la loro partenza prima di installarsi al loro posto. Se la comunità israelita avesse avuto intenzioni pacifiche, non avrebbe temuto di entrare in Canaan; invece ha desiderato appropriarsi dei terreni dei giganti potenti, preferendo vederli andar via prima di entrarvi. Questo atteggiamento di «non assimilazione» con gli altri ha sempre caratterizzato i gruppi ebrei che vivono spesso in ghetti nei paesi che li ospitano.

Gli Israeliani si sforzano di imporre una comprensione sionista dei testi ispirati che riguardano avvenimenti del passato. Rendono attuali e accomodano questi testi secondo la loro visione nazionalista odierna. Tuttavia, l’intenzione divina era chiara fin dal principio: introdurre gli Ebrei in Palestina per diffondervi il monoteismo, vivendo tranquillamente con i suoi abitanti.

È dunque come comunità israelita, e non come nazione israeliana, che Dio voleva introdurre gli Ebrei in Palestina. Infatti, costoro sono di origine siriana, come ci insegna il libro del Deuteronomio al capitolo 25,6. Essi non hanno dunque mai avuto bisogno di un’altra nazionalità per esistere in Medio Oriente, sia nel passato che oggi. L’ottica nazionalista e sionista degli Israeliti, trasformati in Israeliani, però, ha abortito il piano di Dio che li riguardava.

Nell’interpretazione dei testi ispirati bisogna insistere su due punti:

  1. I versetti precitati non sono indirizzati agli Israeliani del XX secolo e non giustificano il nazionalismo e l’espansionismo israeliano.
  2. Il Corano, dopo la Bibbia, denuncia la rottura dell’Alleanza fra Dio e gli israeliti, a seguito dell’infedeltà di questi ultimi. Dio disse, infatti, nel Corano: «Dio accettò l’alleanza dei figli d’Israele. Noi scegliamo in mezzo a loro 12 capi e Dio disse: sarò con voi se voi persevererete nella preghiera. …Ma poiché hanno violato il patto concluso, Noi li abbiamo maledetti» (Corano 5; La Tavola, 12-13).

Questa maledizione coranica conferma quella della Bibbia. Difatti Mosé disse alla comunità ebrea nel libro del Deuteronomio: «Ma se tu non obbedisci alla voce, di Yahvé il tuo Dio… tutte le maledizioni seguenti ti seguiranno e ti colpiranno: sarai maledetto nella campagna…» (Deuteronomio 28,15-69).

I profeti biblici hanno unanimemente denunciato le numerose infedeltà degli Ebrei (Geremia 7,24-3 e 31,32) e, di conseguenza, hanno proclamato la rottura dell’Alleanza. È la maledizione che permane, soprattutto dopo aver rinnegato Gesù, il Messia, il Fondatore della Nuova Alleanza.

Il Corano e la Bibbia condannano Israele. Non dimentichiamolo per non sbagliare!

La dimensione profetica del conflitto arabo-israeliano

Risulta, da tutto ciò che è stato precedentemente detto, che la lotta araba contro lo stato di Israele è di natura profetica e spirituale, essendo la concretizzazione del combattimento contro il Male assoluto incarnato in questo stato ciarlatano. Eretto contrariamente alla volontà divina e sopra un territorio usurpato con la violenza armata, Israele diventa il simbolo dell’ingiustizia. Perciò, tutti coloro che combattono questa ingiustizia sono i rappresentanti del Bene assoluto sulla terra, soldati di un’armata celeste ispirata da Dio e che ha per capo l’Arcangelo Michele.

Poca gente si rende conto di questa dimensione spirituale e apocalittica del combattimento arabo israeliano in generale, e islamico-israeliano in particolare. Purtroppo, non si può parlare di un conflitto cristiano-israeliano, perché la maggioranza delle chiese cristiane si sono legate a Israele. Invece, la grande maggioranza dei Mussulmani ha capito che Israele è il «Male assoluto» e che «collaborare con Israele è un peccato» come aveva detto il famoso capo religioso sciita Moussa El Sadr. È appunto a questo titolo che lotta coraggiosamente la Resistenza libanese nel sud del Libano contro l’occupante israeliano. Questa valorosa Resistenza nazionale è formata maggiormente da -Mussulmani sciiti.

Secondo il Vangelo, combattere Israele significa attaccare l’Anticristo e proclamarsi, coscientemente o inconsciamente, discepolo del Cristo Gesù. Al contrario, accettare lo stato di Israele equivale a rinnegare il Cristo.

Oggi, è tramite l’impegno contro Israele che Gesù si procura nuovi discepoli; ed è tramite l’alleanza con Israele che appaiono le defezioni verso il Cristo. La potenza mistificatrice di Israele ha passato ogni limite presentando il Male israeliano travestito da Bene assoluto che i Cristiani devono proteggere contro gli Arabi mussulmani. Questi ultimi sono rappresentati, dagli Israeliani, come l’Anticristo appoggiato dal comunismo ateo. La gente avida di menzogna ha creduto a questa mistificazione sionista. Così, Israele si é rivelato essere quel potere di menzogna inviato nel mondo per radunare attorno a sé coloro che amano la menzogna, come ha spiegato Paolo nella lettera ai Tessalonicesi precedentemente citata (2 Tessalonicesi 2,11-12).

Il ciarlatanismo sionista conferisce a Israele l’immagine della vittima eroica e agli Arabi, particolarmente alla Siria sua attuale prima nemica, quella del terrorismo e dell’Anticristo. Questa frode viene periodicamente menzionata dalla stampa occidentale e, sotto diverse forme, anche nelle interpretazioni delle cosiddette profezie di Nostradamus. Anche il mondo della cinema ha la sua parte per spingere i Cristiani a credere che il nemico sia l’Arabo e il Mussulmano. L’Ebreo e l’Israeliano sono sempre vittime o eroi. Questi film sono prodotti da Ebrei-Israeliani, come Menahem Golan. Questi film sono largamente diffusi in America e in Europa.

La credenza popolare comune di alcuni Cristiani dell’occidente a proposito di Israele, particolarmente negli Stati Uniti, si riassume nei tre punti seguenti:

  1. Il ritorno degli Ebrei in Palestina e la fondazione di uno stato ebraico sono realizzazioni bibliche e profetiche.
  2. Con questo ritorno e la fondazione di questo stato, la Storia umana entra nella sua fase finale che terminerà con la guerra di Armageddon menzionata nell’Apocalisse di Giovanni (Apocalisse 16,16). È la guerra contro il nemico di Dio, l’Anticristo, presentato anche come il nemico dello Stato di Israele. Ne risulta che gli alleati di Israele combattono per Dio.
  3. Dopo la guerra di Armageddon avrà luogo il secondo Avvento di Gesù e gli Ebrei crederanno in Lui.

L’errore in questi punti è di presentare l’Arabo e il Mussulmano come l’Anticristo, poiché l’Islam riconosce che Gesù è il Cristo e condanna gli Ebrei che Lo hanno rinnegato. La profezia di Giovanni sull’Anticristo non si applica che agli Israeliani che rifiutano Gesù e vogliono un altro Cristo.

Noi crediamo, perciò, ai tre punti menzionati con la sola differenza, che cambia tutto l’aspetto del problema, che l’Anticristo è Israele. Ecco il nemico di Dio descritto dalle profezie e che i discepoli del Cristo devono combattere.

Noi arriviamo dunque ad una conclusione contraria a quella dei «Cristiani» alleati a Israele: combattere contro Israele significa combattere per Dio e per il suo Cristo. È proprio a questo che ci invita Gesù nel Vangelo dicendo: «E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me» (Luca 19,27).

Il combattimento anti-israeliano attualmente si concretizza intorno alla Siria. Questo paese è la risposta del Cristo all’Anticristo. Alla fine della conferenza, e come conclusione, riservo dunque una parola al ruolo profetico e apocalittico della Siria.

È utile riportare brevemente l’opinione dei sapienti biblici Ebrei e del profeta Maometto sul conflitto arabo-israeliano.

I sapienti biblici Ebrei

Essi hanno usato e abusato dei capitoli 38 e 39 di Ezechiele per guadagnare la simpatia dei Cristiani al servizio di Israele. Questi capitoli dicono che alla fine dei tempi «Gog e Magog», simbolo del paganesimo, verranno dal Nord contro il popolo di Dio stabilito in Palestina. Lì, Dio li annienterà per sempre. Gli Ebrei della nostra epoca interpretano ciò a loro vantaggio, pretendendo di essere questo popolo di Dio, indicando la Siria, appoggiata dalla Russia, come Gog. e Magog venendo dal Nord di Israele.

L’Apocalisse di Giovanni, però, interpreta questa profezia di Ezechiele in modo diverso, spiegando che Gog e Magog invaderanno la Palestina dai quattro punti della terra. Sedotti da Satana, non guidati da Dio, si insedieranno su tutta l’estensione del paese tramite la guerra e occuperanno Gerusalemme. In seguito, però, un fuoco cadrà dal Cielo e per distruggerli (Apocalisse 20,7-9). Ciò si applica agli «Ebrei» che hanno invaso la Palestina dai quattro punti della terra per occupare il paese intero, compresa Gerusalemme, con il crimine. Il popolo di Dio oggi è quello che subisce l’ingiustizia israeliana e quello che la combatte.

Gli Ebrei, sedotti da Satana, credono di essere il «popolo eletto» che ha diritto alla «terra promessa». Hanno dunque invaso la Palestina, venendo dal mondo intero, ma particolarmente dal Nord, come dice Ezechiele, dalla Russia e dalla Polonia, patrie iniziali di molti capi israeliani. Ed è sempre dalla Russia, dal Nord, che gli Israeliani sperano di vedere arrivare in Israele i milioni di Ebrei russi che vi sono ancora.

Gesù ritorna oggi, tramite il suo Vangelo, e sconvolge come ha fatto 2000 anni fa, tutte le convinzioni acquisite della mentalità israeliana. Questa mentalità razzista è dovuta ad una comprensione erronea e «israelo-centrica» del giudaismo.

No, il giudaismo non è rappresentato dagli Israeliani.
No, Israele non rappresenta il giudaismo.

Il vero giudaismo fu perfettamente rappresentato e spiegato da Gesù. Il Cristo sconvolse tutte le illusioni sioniste dicendo che gli Israeliani, che credono di essere i primi, sono al contrario gli ultimi, e che gli ultimi agli occhi degli Israeliani, sono i primi presso Dio: ecco il vero giudaismo. I «giudei» di oggi lo rifiutano.

Dio pone gli Israeliani nel cuore dell’ingiustizia per aver rinnegato Gesù senza ragione e per avere usurpato una terra, sgozzando i suoi abitanti. Ma i proprietari legittimi della Palestina, che gemono sotto il giogo dell’ingiustizia e che resistono per recuperare i loro beni, come pure i loro alleati, sono elevati presso Dio. Beata questa gente affamata e assetata di giustizia, come ci ha insegnato Gesù; la maledizione, invece, è la sorte dei nemici del Cristo che occupano la terra d’altri.

Il profeta Maometto

Maometto ci mette in guardia, come il Vangelo, contro l’Anticristo e il flagello di Gog e Magog che si abbatterà sulla Palestina intera.

Nelle sue discussioni spirituali, Maometto designa l’uomo sionista come il nemico per eccellenza dei credenti. Egli dice: «La resurrezione dei morti non avverrà prima che i mussulmani combattano contro i giudei» (La parola «sionista» è recente e non poteva in alcun modo essere usata dai profeti del passato) (n. 1818) (La numerazione delle Discussioni spirituali è fatta secondo il libro dello Cheikh Sobhi El Saleh «Manhal el Waridine» dal quale sono tradotte). Ciò significa che gli Ebrei, alla fine dei tempi, recupereranno una forza sufficiente per poter guerreggiare contro i Mussulmani che li avevano vinti nel passato e scacciati dalla penisola arabica.

Per il Corano, gli Ebrei e gli idolatri de La Mecca sono i più grandi nemici dei credenti. Dio disse a Maometto: «Troverai che i giudei e gli idolatri (della Mecca) sono i peggiori nemici dei credenti» (Corano 5; Il Viaggio notturno, 82). In questo punto, l’ispirazione coranica non differisce né dall’Antico Testamento, che denuncia l’infedeltà degli Ebrei, né dal Vangelo che li qualifica come falsi giudei.

Le profezie di Maometto sull’Anticristo ci portano a concludere che questo terribile nemico viene dal mondo ebreo. Egli disse nelle sue Discussioni: «Settemila giudei d’Ispahan seguiranno l’Anticristo» (n. 1810). Il Profeta dell’IsIam, specificando che sono degli Ebrei che seguiranno questo Seduttore, ci indica già la sua identità ebrea. Ispahan è la città dell’Iran che contiene il numero più grande di Ebrei iraniani. Costoro dopo la caduta dello Shah d’Iran, sono emigrati numerosi in Israele. La cifra 7.000 è simbolica e rappresenta una totalità.

«L’Anticristo apparirà nella mia comunità (o nazione), disse ancora Maometto, «Dio susciterà contro di lui Gesù, figlio di Maria che lo inseguirà e lo annienterà» (n. 1808). È proprio nel cuore della nazione araba e della comunità mussulmana che Israele è apparso.

Il profeta dell’IsIam aveva ancora predetto che l’Anticristo sarebbe venuto per ingannare e sedurre molti Arabi. Li mette anche in guardia dicendo: «Non temo per voi altro che l’Anticristo… Egli si presenterà al popolo e li solleciterà (li inviterà), crederanno in lui e risponderanno al suo appello…» (n. 1806). Israele ha invitato gli Arabi al dialogo. Alcuni hanno risposto esplicitamente ed altri implicitamente alle sue proposte. Gli accordi di «Camp David» tra Egitto e Israele sono l’esempio tipico delle sollecitazioni israeliane esaudite dagli Arabi mussulmani come previsto dal grande profeta arabo.

Molti capi arabi vorrebbero, a loro volta, scendere a patti più francamente con l’Anticristo israeliano, ma non osano farlo per paura dei loro popoli. Difatti, re arabi esigono dai capi palestinesi di riconoscere lo stato di Israele; il re del Marocco ha proposto agli Arabi di delegare uno dei loro capi per stabilire dei colloqui con lo stato ebraico in loro nome.

Ci sono conflitti fra gli Arabi, poiché alcuni di loro sono pro e altri contro il suo riconoscimento. Ciò spiega gli innumerevoli avvertimenti di Maometto contro l’Anticristo. Egli disse agli Arabi: «L’Anticristo apparirà in mezzo a voi…Dio vi proibisce di versare il vostro sangue e di donare il vostro denaro… Guai a voi, siate attenti, non ritornate ad essere dei miscredenti dopo di me, colpendovi la testa gli uni contro gli altri» (n. 204). Vedendo il sangue degli Arabi versato e il loro denaro dilapidato in conflitti fra di loro a causa di Israele, particolarmente in Libano, vedendo ancora il petrolio arabo, messo indirettamente e discretamente al servizio di Israele e dei suoi alleati, si dà ragione al nobile profeta del Corano.

Parlando di Gog e Magog, Maometto esprime, a loro riguardo, la stessa inquietudine che verso l’Anticristo. Nelle sue Discussioni spirituali i due flagelli appaiono identici e saranno tutti e due combattuti da Gesù e dai Suoi. Parlando di questi due mali nella Discussione 1806, disse ai credenti: «Non temo per voi altro che l’Anticristo! Se egli appare mentre sono fra voi, io rifiuterò i suoi argomenti. Ma se egli appare ed io non sono fra voi, sarà a ciascuno di argomentare per se stesso (contro di lui), e Dio sarà il mio successore per ogni mussulmano… Poi Gesù radunerà contro l’Anticristo delle genti che Dio renderà invulnerabili. Poiché Dio disse a Gesù: ho scelto fedeli che nessuna mano può combattere. E Dio manderà Gog e Magog che verranno da ogni parte. I loro pionieri attraverseranno il lago di Tiberiade. Allora Gesù e le sue genti, benedetti siano, intercederanno presso Dio che manderà contro (Gog e Magog) vermi che li uccideranno e moriranno tutti subito, come un sol uomo».

Abbiamo visto nella Discussione spirituale n. 1808 che l’Anticristo apparirà nella nazione araba e che Gesù lo inseguirà e lo annienterà. Nella Discussione n. 1806 è ancora Gesù che deve combattere Gog e Magog. Ciò dimostra che l’Anticristo e Gog e Magog non sono che un solo e stesso nemico sotto due nomi diversi.

Questo nemico viene con forza «da ogni parte», dai quattro punti della terra, come dice l’Apocalisse, e invade la Palestina giacché passa dal lago Tiberiade. Gesù e i suoi vinceranno questo Anticristo, il Gog e Magog della fine dei tempi, come predetto anche dal Vangelo (Matteo 24,30 – Apocalisse 19,11-16).

Nei giorni nostri, i discepoli di Gesù non sono necessariamente i Cristiani tradizionali, iscritti nei registri delle chiese parrocchiali, ma tutti i coraggiosi combattenti impegnati di tutto cuore nella difficile lotta contro Israele e i suoi potenti alleati. Questi hanno il proprio nome scritto «nel libro della vita dell’Agnello immolato» (Gesù), secondo l’espressione di Apocalisse 13,8… anche se le parrocchie cristiane rifiutano di iscriverli nei loro registri.

Conclusione: Il ruolo salutare della Siria

L’ispirazione divina cominciò discretamente nel Nord della Siria 4000 anni fa (Genesi 11,31 – 12,5). Abramo era siriano, come rivela Deuteronomio 26,5. Dio cominciò la sua opera di salvezza sulla terra in Siria e con un siriano. In questa fine dei tempi è tramite la Siria che Dio trionferà sugli apostoli del male nel mondo.

Il 13 Maggio 1983, la Siria ha proclamato ufficialmente e definitivamente il suo rifiuto categorico di ogni accordo con Israele. Questo «No» siriano al sionismo ha sconvolto i piani e deluso le speranze israeliane perché ha fatto scattare il processo, lento ma irreversibile, della disintegrazione dello stato ebraico.
È per questo che gli Stati Uniti, protettori di Israele, tentarono a più riprese e con tutti i mezzi di ottenere dalla Siria un cambiamento del suo atteggiamento, ma tutti i loro tentativi furono vani e il «No» siriano apparve, dopo ogni tentativo, risolutamente stabile e definitivo, come annunciato dalla Siria fin dal principio.

Le conseguenze della fermezza siriana si sono presto manifestate. È questa la causa diretta e sottile delle dimissioni catastrofiche di Menahem Begin, nell’agosto dello stesso anno, cioè solo dopo tre mesi dalla proclamazione del «No» siriano. Queste dimissioni inaspettate e repentine di un Primo Ministro sono state un fatto senza precedenti in Israele e hanno sorpreso il mondo. Gli Israeliani hanno risentito delle gravi conseguenze a breve e a lungo termine: ne hanno capito il simbolismo e hanno parlato della caduta di tutto il popolo nella persona del suo Primo Ministro, del «declino»e dei «funerali di Israele».

Tutti gli sforzi per far ritornare Begin alla vita politica e alla vita umana normale sono stati vani. Questa eclisse di Begin fu una grande delusione per tutti gli Israeliani che avevano visto in lui durante le elezioni anticipate del 1981, solo due anni prima, il re e il «Messia» degli Ebrei.

Un’altra conseguenza diretta del «No» della Siria del 13 maggio 1983 fu l’abrogazione, nel marzo 1984, dell’accordo libanese-israeliano del 17 maggio 1983. Questo accordo era stato firmato solo quattro giorni dopo e malgrado il rifiuto siriano.
La sua abrogazione, sotto la pressione siriana , soltanto 10 mesi dopo la sua firma, sottolinea e simbolizza il ruolo salutare della Siria. Per alcuni in Occidente ciò non apparve né importante, né efficace; ma un tale accordo avrebbe fatto del Libano una colonia israeliana al servizio dei piani universali, politici ed economici, del sionismo. Questa abrogazione è stata un duro colpo per il prestigio morale e politico di Israele e ha aumentato il suo isolamento.

Peraltro, la situazione economica è catastrofica in Israele; l’inflazione raggiunge ogni giorno nuovi tetti massimi e obbliga a licenziamenti massicci. La disoccupazione inquietante in Israele è dovuta al suo isolamento diventato ancora più ermetico con l’atteggiamento di opposizione della Siria.

Per meglio apprezzare il «No» siriano del 13 Maggio 1983, immaginiamoci cosa sarebbe stato un «Sì» a Israele. Tutto si sarebbe volto in favore allo Stato ebraico e il suo ex-Primo Ministro dimissionario, Menahem Begin, si sarebbe rallegrato e rafforzato invece di scomparire.

Paese limitrofo di Israele e unico fronte anti-israeliano diretto e attuale, la Siria rappresenta la lotta contro gli usurpatori dei terreni mediorientali e particolarmente del Golan, terra siriana. Questo paese di Hafez El Assad, Presidente della Siria, è la testa della resistenza all’Anticristo e il simbolo che raduna attorno a sé gli assetati di giustizia nella lotta profetica contro l’ingiustizia israeliana.

L’atteggiamento siriano è pienamente profetico. Il soffio dei profeti che hanno condannato Israele è presente oggi nella Siria e nei suoi alleati. È giunto il momento di dire con il profeta Michea a tutti coloro che sono affascinati o intimoriti dallo Stato israeliano: «Io, invece, sono pieno di forza e del soffio di Dio, di giustizia e di coraggio per annunziare a Giacobbe le sue colpe, a Israele il suo peccato» (Michea 3,8). La Siria ha infatti tradotto queste parole profetiche e coraggiose.

Dio, dalla bocca del profeta Ezechiele, invita tutti i guerrieri a radunarsi per sterminare i Gog e Magog israeliani e a «mangiare» questi nemici di Dio e del suo Cristo, dicendo: «Radunatevi, venite, raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande sui monti d’Israele. Mangerete carne e berrete sangue; mangerete carne di eroi, berrete sangue di principi del paese… Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri di ogni razza.» (Ezechiele 39,17-20).

È importante notare che Dio offre questo sacrificio «sulla montagna d’Israele». È dunque là, in Israele, che Dio dirige i suoi guerrieri contro l’Anticristo che vi raduna la sua gente alla fine dei tempi. Il «corpo» o il cuore del sionismo mondiale si trova oggi nella Palestina occupata, trasformata, per l’occasione, in Israele.

Gesù parlava ai Suoi apostoli di questi avvenimenti ed essi hanno desiderato sapere dove ciò doveva svolgersi. Il Vangelo di Luca riporta questo episodio dicendo: «Allora i discepoli gli dissero: ‘Dove, Signore’ Ed egli disse loro: ‘Dove sarà il corpo, là si raduneranno anche gli avvoltoi’» (Luca 17,37). L’anima del sionismo è diffusa nel mondo intero nello spirito degli Ebrei sionisti ovunque, ma il suo «corpo» è Israele. Là, dunque, devono radunarsi gli «avvoltoi», cioè i soldati di Dio, per distruggere lo Stato dell’Anticristo.

Matteo adopera la parola «cadavere» (Matteo 24,28). Ciò esprime lo stato di «decomposizione» di questo «corpo» israeliano sul piano sociale, economico e morale. La decadenza del popolo che crede di essere eletto, fa dell’entità politica che egli stesso si è creato uno stato morto. Amos Kenan, il famoso autore israeliano, esprime così la sua opinione: «L’Israele creato da Ben Gurion va ora verso la sua fine. Il disastro del Libano ha segnato il suo destino».

Dio aveva anche chiesto a Ezechiele di convocare «gli uccelli di ogni specie» per mangiare il sacrificio offerto da Lui sulla montagna di Israele. (Ezechiele 39,17). Anche qui, i soldati di Dio sono simbolizzati dagli «uccelli», poiché bisogna avere un’anima nobile ed elevata, come gli uccelli del cielo per osare combattere i nemici di Dio.

Nell’Apocalisse di Giovanni, Dio ripete questo appello alla guerra e manda la sua armata contro le due Bestie maledette alleate, Israele e gli Stati Uniti d’America, dicendo (cito l’Apocalisse): «A tutti gli uccelli che volano in mezzo al cielo: venite, radunatevi al gran banchetto di Dio! Mangiate le carni dei re, le carni dei capitani, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri…», e Giovanni aggiunge subito dopo: «Vidi allora la Bestia (cioè Israele) e i re della terra (cioè gli Stati Uniti) con i loro eserciti radunati per muover guerra contro Colui che era seduto sul cavallo (Gesù) e il suo esercito (coloro che combattono contro Israele). Ma la Bestia fu catturata e con essa il falso profeta che aveva operato quei portenti al suo servizio (cioè l’America)… Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco di zolfo» (Apocalisse 19,19-20). Questo annuncio profetico della disfatta delle due Bestie, l’israeliana e l’americana, è una garanzia del trionfo della Siria sui suoi nemici.

Anche la Parabola del «banchetto nuziale» dal Vangelo di Matteo (Matteo 22,1-14) si riferisce alla guerra contro Israele. Durante questo «banchetto», la carne dell’Anticristo è «divorata» dagli amici di Gesù, il Cristo. Questa Parabola descrive le nozze del «Figlio del Re». Il Re (Dio) mandò suoi servi (profeti e apostoli, poi i guerrieri contro Israele) a «chiamare gli invitati, ma questi non volevano venire» e uccisero i servi del loro Re. «Il Re pieno di ira, mandò i suoi soldati per sterminare quegli omicidi e bruciare la loro città».

Come spiegare questa violenza in un pranzo di nozze?

È incomprensibile questa violenza omicida, descritta da Matteo, contro i servi mandati per invitare al banchetto pacifico delle «nozze del Figlio del Re»; è incomprensibile anche il castigo sanguinario e sterminatore del Re contro gli invitati che hanno rifiutato di partecipare al banchetto, se questa parabola non insinuasse un fatto bellicoso.

Il parallelismo fra questa Parabola e i passi di Ezechiele e dell’Apocalisse, consiste nel fatto che il Banchetto di nozze di Matteo non è altro che l’invito alla battaglia contro Israele e i suoi alleati.

I Cristiani pro-israeliani non solo rifiutano l’invito di combattere il sionismo, ma anche combattono e uccidono «i servi del Re» divino che si appongono all’Anticristo israeliano.

Sono la Siria e i suoi alleati questi servi del Re mandati per invitare al combattimento contro la parte sionista, per «mangiare» la carne dell’esercito dell’Anticristo nelle «Nozze» di trionfo del Cristo Gesù, il «Figlio di Dio Re». Questa è la ragione per la quale la parte siriana è calunniata e accusata di terrorismo e, come tale, è combattuta a morte dall’Anticristo.

Ora, però, il Re divino sta mandando i Suoi soldati per sterminare gli uccisori dei Suoi servi. È già in esecuzione l’ordine dato da Gesù nel Vangelo di Luca: «Quei miei nemici che non volevano che diventassi loro Re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me» (Luca 19,27).

La guerra contro Israele è non solo il banchetto di Nozze della Parabola di Matteo, ma sono anche «le Nozze dell’Agnello» messianico dell’Apocalisse, Gesù, in cui Dio offre sulla sua tavola spirituale, agli invitati che rispondono al Suo appello, la carne dei capi israeliani e pro-israeliani per divorarla trionfalmente e a sazietà.

«Beati gli invitati al banchetto delle Nozze dell’Agnello», dice Dio nell’Apocalisse a coloro che si presentano per combattere l’Anticristo (Apocalisse 19,9).

È dunque beata la parte siriana, perché ha generosamente risposto all’invito divino.

Il ruolo profetico della Siria contro Israele nel XX secolo si inserisce nel quadro di ciò che i profeti hanno chiamato «il Giorno del Signore». Gli Israeliani del passato aspettavano questo giorno con impazienza, credendo che fosse il gran giorno della loro vittoria sui loro nemici assiri, siriani, babilonesi o romani, secondo le varie epoche della storia del nazionalismo israeliano. Gli Israeliani di oggi aspettano con ansia, come i loro antenati, di vedere quel gran giorno che loro credono vittorioso e felice per Israele.

Ora, i profeti hanno sempre avvertito i nazionalisti ebrei, invitandoli a liberarsi dalle loro illusioni e dal loro ottimismo irreale, predicendo che questo «Giorno del Signore» sarà per loro un giorno nero, una serie di lutti; non sarà quel gran giorno di liberazione nazionale definitiva che essi sperano. Difatti, il profeta Amos dice agli Israeliani: «Guai a coloro che attendono il Giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del Signore? Sarà tenebre e non luce… e oscurità senza splendore alcuno… Perciò ti tratterò così, Israele! E poiché questo devo fare di te, preparati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!» (Amos 5,18-20 e 4,12). L’Apocalisse ripete questa profezia contro l’Israele di oggi. Giovanni predice il «Gran giorno di Dio», come un giorno di guerra mondiale tramite la quale lo spirito diabolico percorre il mondo, come ci informa l’Apocalisse, per «radunare tutti i re di tutte la terra per la guerra del gran giorno di Dio Onnipotente» (Apocalisse 16,14). Questo gran giorno di Dio è un giorno di trionfo per Gesù e il suo esercito e di sterminio dell’Anticristo. È anche chiamato nell’Apocalisse con il nome di Armageddon (Apocalisse 16,16). Il confronto siriano-israeliano prepara questo meraviglioso Giorno di Dio, giorno di tenebre per Israele, come predetto dai profeti, ma Giorno di trionfo per il Cristo che combatte l’Anticristo oggi con armi siriane.
Solo allora il mondo realizzerà il ruolo benefico della Siria e l’importanza del «No!» siriano proclamato inesorabilmente contro Israele il 13 maggio 1983.

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